Delle tre strade che lasciano Addis Abeba per immergersi nello sterminato sud, quella per Woliso è la più occidentale. Se volessi proseguire, il percorso asfaltato mi porterebbe fino a Jimma, la città più importante della regione, nonchè punto d’accesso privilegiato alla celebre Valle dell’Omo.
Ma torniamo a noi, torniamo a Woliso.
Lasciare i fumi e il traffico della caotica Addis Abeba e scendere verso le lussureggianti distese collinari che sorgono intorno alla Rift Valley, credetemi, è uno spettacolo per gli occhi. Le forti piogge della stagione fredda, che possono protrarsi fino alla fine di settembre, tingono la campagna a sud della capitale di un verde intenso, mentre l’aria umida, carica di odori, si espande in tutto l’abitacolo del fuoristrada su cui sto viaggiando.
Ciò nonostante la città mi accoglie in tutta la sua ordinaria confusione. I celebri minibus che affollavano Addis Abeba lasciano il posto ai bajaj, vere e proprie apecar con tre posti nella parte posteriore (quando dico tre posti intendo che le vetture sarebbero omologate per trasportare al massimo tre passeggeri, inutile sottolineare che mi sono trovato a viaggiare anche in cinque, animali esclusi). I bajaj schizzano per la via principale, intorno alla quale si sviluppa la popolosa cittadina di Woliso. Sebbene la cementificazione la stia facendo da padrona, la sua vera natura di centro rurale non tarda a manifestarsi.
Ai lati della strada maestra, tra le orde impazzite dei bajaj, si osserva un’umanità in movimento, estremamente variegata. I contadini, sporchi di fango fino alle ginocchia, accompagnano le pecore verso il mercato. Un agnellino si allontana dal resto del branco e rischia di anticipare prematuramente la sua Pasqua. Poco più in là, quattro muli si spostano lentamente sotto il pesante carico di fieno che li sormonta, apparentemente non curanti delle frustate che il loro allevatore gli sommistra ripetutamente. Un gruppetto di bambini corre scalzo, schivando, quando possibile, i cumoli di sterco lasciati da qualche bestia di passaggio. Una donna cammina frettolosa, trasportando una gallina viva sotto il braccio. La tiene saldamente per le zampe, è consapevole di trasportare un bagaglio prezioso; probabilmente la vendita di quella gallina potrebbe bastare a sfamare lei e i suoi figli per un mese.
Anche se a primo impatto mi sento straniero in una terra che non mi appartiene, non percepisco ostilità nei miei confronti. In qualche modo la città mi sta dando il suo benvenuto, mi porge un saluto fatto di terra e cielo, e mi augura buona strada.